SOGNANDO “ EN PLEIN AIR”

"Vedere ciò che sta sotto il naso richiede uno sforzo costante"

George Orwell

 

            In questi giorni di forzata permanenza nelle nostre case, certamente la percezione dell'assenza si fa più intensa. E' chiaro che su tutto l'impossibilità di frequentare luoghi aperti, passeggiare nei parchi e nelle campagne ci provoca una grande nostalgia. Avevamo proposto con la nostra associazione, all'arrivo della bella stagione, un corso di pittura “en plein air”, per affrontare questa tecnica affascinante. Speriamo di poterlo fare presto. In attesa di un rientro alla normalità, approfondiamo proprio questo argomento.

 

La pittura “ En Plein Air” – Francia,  dalla scuola di Barbizon all’Impressionismo.

Da un’ autorevole firma della storia dell’arte:

“Negli anni che precedono la prima mostra (1874) di quelli che saranno chiamati gli Impressionisti , Monet , Sisley, Renoir lavorano spesso insieme sulle rive della Senna.

Scopo della ricerca: rendere la sensazione visiva nella sua assoluta immediatezza.

Metodo: lavoro en plein air dall’inizio alla fine.

Tema di studio: le trasparenze dell’acqua e dell’atmosfera.

Si sceglie il motivo fluviale perché esclude la stabilità dei piani prospettici e l’illuminazione fissache erano alla base della prospettiva. Si adotta una tecnica rapida, a tocco evitando di fondere i colori sulla tela e di impastare il bianco e nero al colore per fare il chiaro e lo scuro.

Il problema non era la natura – l’oggetto – ma l’attività mentale del soggetto che la percepisce . Monet ha il coraggio di eliminare tutti i tramiti tra sé e l’oggetto: non solo le convenzioni di atelier non solo le nozioni abituali e il senso comune ma anche il tanto decantato “sentimento della natura” . Porta nell’acqua celeste i rossi, i verdi , i bianchi delle case, degli alberi, delle vele. Non ha importanza che il riflesso di una cosa sia meno certo e fermo della cosa: la percezione del riflesso è come percezione, altrettanto concreta che la percezione della cosa.

La pittura non deve rendere quello che è davanti agli occhi ma quello che è nella retina del pittore. I colori non sono illuminati, sono fattori luminosi quindi gli elementi costruttivi del quadro.” (G.C.Argan)


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La pratica

        La pratica della pittura en plein air consente al pittore di provare un senso di pienezza nel momento in cui egli trova, mischiando i colori sulla tavolozza o sulla tela di ottenere la stessa vibrazione cromatica di un particolare paesistico che gli sta davanti. Allora si realizza quella piena fusione con la natura cercata dai pittori di Barbizon, che anticiparono e prepararono la strada al più importante fenomeno di pittura en plein air, quello degli impressionisti.

Non c'è nessuna regola esatta per dipingere en plein air, alcuni pittori iniziano e finiscono il dipinto direttamente sul posto, altri lo iniziano all'aperto e lo terminano o lo modificano nel loro studio. La ripresa dal vero garantisce comunque un certo realismo o più precisamente– impressione - che non risulterebbe così evidente da un dipinto ottenuto copiando da una fotografia. Per quanto valida sia la fotografia di partenza in essa è stato fermato un istante ben preciso, mentre nella ripresa pittorica dal vero è difficile fermare l’attimo dato che occorre del tempo per realizzare il dipinto e quindi il pittore è esposto ad un cambiamento continuo  delle ombre e delle luci.

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